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Museo Etnografico

Museo Etnografico


Un museo è una realtà importante per un paese e per i suoi abitanti.
Esso è il luogo dove sono conservati e tutelati oggetti che evocano ricordi di tempi passati entrati a far parte del nostro patrimonio
culturale.

“Quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato, si spegne.
La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato.
Si diventa creatori anche noi quando si ha un passato.
La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia.”
“L’uomo vitale non ha che questo d’immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia”.
(Cesare Pavese, Diario)

Allestito a Monticello d’Alba per volontà dell’Amministrazione Comunale, tale museo è realizzato nel cuore del centro storico presso p.zza S. Ponzio nei locali adiacenti l’ala storica. E’ aperto al pubblico le domeniche dei mesi di Settembre ed Ottobre (in concomitanza con le visite guidate al Castello dei Conti Roero) e in occasione di festeggiamenti patronali.

All’interno dei locali l’esposizione di attrezzi ed antiche fotografie che raccontano di un passato vissuto dai nostri padri tra fatiche e sudori per il duro lavoro dei campi. Un’atmosfera magica ci
avvolge osservando gli oggetti esposti e ci invita ad immaginare vita ed usanze di un tempo che, seppur non troppo lontano, è ai più sconosciuto.

Risalente agli anni ‘50, questa seminatrice di granoturco rappresentava l’evoluzione e la modernità di una sequenza di operazioni necessarie per effettuare la semina.
Una serie di ingranaggi e dispositivi meccanici permettevano di:
Incidere un solco nel terreno ad una profondità voluta, agendo su una maniglia.
Far cadere i semi ad intervalli regolari prelevandoli dal serbatoio centrale (il dispositivo di scarico era azionato dalla rotazione delle ruote: questo garantiva una caduta regolare del seme indipendentemente dalla velocità).
Coprire il solco con la particolare ruota posteriore.

Veniva trainata da un solo animale e manovrata da un solo uomo, con notevole risparmio di tempo e fatica.

Forse l’unico esemplare rimasto di quello che è stato uno dei brevetti dell’intraprendente quanto fantasioso Giovanni Artusio, meglio conosciuto come: “el tulè ed Muntisel”.
Questa macchina, risalente all’ultimo dopoguerra, è nata con lo scopo di ripulire le pesche dalla fastidiosa ed irritante peluria (“bura”). E’ costituita principalmente da una bocca d’entrata, una d’uscita, da due rulli (dotati di morbide spazzole) messi in contro rotazione da una serie di ingranaggi azionati da una manovella.


L'ALLEVAMENTO DEL BACO

Il baco (bigat, burdocc, cavalier in dialetto) si nutre esclusivamente delle foglie dei gelsi. Le sue uova (dette semenza) si schiudono tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, quando le foglie sugli alberi si sono completamente formate. Si sviluppa attraverso quattro mute (cambi di pelle) fino alla costruzione del bozzolo.

Il baco produce, da quattro aperture situate due a due ai lati della bocca, una bava sottilissima che, a contatto con l'aria, si solidifica e che, guidata con movimenti ad otto della testa, si dispone in strati formando un bozzolo di seta grezza, costituito da un singolo filo continuo di seta di lunghezza variabile fra i 300 e i 900 metri. Il baco impiega 3\4 giorni per preparare il bozzolo formato da circa 20\30 strati concentrici costituiti da un unico filo.
L'allevamento veniva fatto nelle case dei contadini, le stanze adibite a questo scopo avevano oltre alle finestre, aperture supplementari sopra le porte o sotto le finestre per garantire l'aerazione. Per contenere i bachi si costruivano graticci, intelaiature in legno con fondo in canne o tela, sovrapponibili per risparmiare spazio.
I bozzoli prodotti, prima di essere commercializzati, venivano ripuliti dalla peluria e da residui di rami e foglie con l’ausilio di queste speciali macchine. L’inclinazione del piano di lavoro garantiva lo scivolamento dei bozzoli poi convogliati dalle particolari sponde. Le barre in ferro messe in rotazione da ingranaggi in legno trattenevano la peluria che si avvolgeva su esse. Periodo: fine ‘800.